Il modello delle funzioni del linguaggio di Jakobson

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Il modello delle funzioni del linguaggio di Roman Jakobson ridotto all’osso…

Un modello importante nelle teorie della comunicazione il modello delle funzioni del linguaggio ideato da Roman Jakobson. Questo schema esamina il modo in cui il linguaggio interagisce con gli altri elementi della comunicazione.

Gli elementi del modello

Cercheremo di spiegare in modo semplice questo schema. La prima cosa da tenere a mente è che ogni situazione comunicativa è costituita da un emittente di un messaggio e un destinatario (il che è abbastanza ovvio: non si può comunicare da soli, non vi pare?). Per ora abbiamo questo schema:

emittente —> destinatario

Nel rapporto tra emittente e destinatario si frappongono altri elementi:

  • il contesto, cioè l’argomento di cui si parla, il rapporto tra i partecipanti allo scambio comunicativo, la situazione in cui essi si trovano (formale, informale, litigio, ecc);
  • il messaggio, vale a dire ciò che viene comunicato (può anche essere di natura non verbale, come un gesto, una smorfia);
  • il canale, cioè il mezzo attraverso il quale si comunica (ad esempio, la comunicazione può essere mediata dal telefono, o condotta tramite i messaggi istantanei di una chat);
  • il codice, cioè il linguaggio con il quale viene costruita la comunicazione (ad esempio la lingua, ma può anche essere un codice visivo, come un dipinto, o gestuale).

Vediamo come si modifica lo schema con questi nuovi elementi:

contesto

emittente –> messaggio –> destinatario

canale

codice

Riassumendo, un emittente consegna un messaggio ad un destinatario agendo in un contesto preciso, costretto da un determinato canale e dal codice scelto per esprimere la comunicazione.

Le funzioni del modello

Complichiamo (ma non troppo) un po’ le cose aggiungendo che ad ognuno di questi sei elementi del linguaggio corrisponde una funzione, che descrive la caratteristica prevalente di quell’elemento.

contesto
(referenziale)
emittente
(emotiva)
messaggio
(poetica)
destinatario
(conativa)
canale
(fàtica)
codice
(metalinguistica)
Elementi e funzioni del linguaggio secondo il modello di Roman Jackobson

La funzione emotiva è associata all’emittente. Pone l’accento sull’investimento emotivo della persona. Può essere prevalente in una conversazione in cui vengano affrontati temi che toccano personalmente il parlante (quando ad esempio la conversazione è concitata e si commettono errori).

La funzione conativa è associata al destinatario. Chi emette il messaggio desidera far “fuoriuscire” da sé (come un conato) la volontà di modificare le percezioni del destinatario. Quando la funzione conativa è accentuata, lo scopo diventa quello di guidare e suggestionare il giudizio di chi ascolta.

La funzione referenziale è associata al contesto. Quando vengono menzionati referenti extralinguistici, oggetti, persone e situazioni che non appartengono all’ambito della conversazione stessa. All’esempio, un dialogo tra due professionisti può fare ampio uso della funzione referenziale, poiché i loro discorsi sono costellati di termini tecnici.

La funzione poetica è associata al messaggio. Si basa sulla modifica delle qualità degli elementi del messaggio a scopi estetici. Nonostante il nome, la funzione non agisce solamente in poesia: infatti, si presenta ogni qualvolta si modifica la struttura del messaggio, quando ad esempio vogliamo fare dell’umorismo giocando sulle assonanze delle parole, oppure quando scegliamo volutamente termini aulici anche senza un effettivo bisogno.

La funzione fàtica è legata al canale. È una funzione di “verifica” della comunicazione e interviene molto più spesso di quanto si possa immaginare: ad esempio, tutte le volte che, rispondendo al telefono, diciamo “Pronto?” oppure, se la comunicazione è ostacolata da qualche rumore, “mi senti?”.

La funzione metalinguistica è usata per parlare del codice. Ogni volta che si chiarisce un’espressione usata nel messaggio si adopera un metalinguaggio. Ad esempio, la adoperiamo quando chiediamo spiegazioni sul significato di un termine che non conosciamo (sia nella nostra lingua che in una lingua straniera).

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