Concetti di traduttologia

riassunto concetti traduttologia
Una traduzione ridotta ai minimi termini…

Spiegare che cos’è la traduzione non è facile. Sebbene tutti riusciamo ad intuire che cosa sia la traduzione, darne una definizione non è facile. La scienza che si occupa di studiare la traduzione da un punto di vista teorico è la traduttologia (o translation studies o scienza della traduzione). Vedremo qui riassunti i principali concetti della traduttologia.

Possiamo dire che la traduzione è un processo nel quale si cerca di trasporre un testo di partenza in un testo di arrivo, scritto in un’altra lingua, mantenendone intatto il senso.

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Tipi di traduzione secondo Roman Jakobson

Nel suo saggio Linguistic Aspects on Translation (1959) Roman Jakobson individua tre differenti tipi di traduzione:

  • traduzione intralinguistica (o rewording): avviene quando una espressione linguistica viene riformulata all’interno della stessa lingua (è il caso della parafrasi).
  • traduzione interlinguistica (o translation proper):è il tipo di traduzione più comune, la traduzione tra due lingue diverse.
  • traduzione intersemiotica (o transmutation): si ha questo tipo quando si passa da un codice semiotico all’altro nel corso della traduzione, come nell’adattamento di un romanzo in un film.

Equivalenza e nucleo invariante

La ricerca dell’equivalenza tra testo di partenza e testo di arrivo è l’obiettivo della traduzione. Tuttavia, misurare l’equivalenza nel processo di traduzione è molto complicato. Gli studiosi hanno elaborato il concetto di nucleo invariante, che indica i tratti semantici che caratterizzano un testo, ai quali non si può rinunciare senza vedere stravolto il senso del testo. Indica inoltre i tratti in comune tra un testo di partenza e la sua traduzione.

Commentiamo alcuni concetti elaborati da importanti studiosi di traduttologia. 

Eugene Nida distingue tra equivalenza formale e dinamica. L’equivalenza formale cerca di tradurre senso-per-senso, mantenendo il più possibile il senso di ciascuna parola del testo di partenza. L’equivalenza dinamica invece cerca di ricreare lo stesso effetto che il testo esercitava sul lettore del testo di partenza. Questo è particolarmente utile quando si traduce da culture o tempi lontani, o nel caso di frasi idiomatiche (modi di dire): ad esempio se vogliamo tradurre kill two birds with one stone dobbiamo usare la frase prendere due piccioni con una fava, che ha la stessa funzione.

Anton Popovič elabora quattro tipi di equivalenza:

  • Equivalenza linguistica: traduzione letterale parola per parola, omogeneità linguistica tra testo di partenza e di arrivo.
  • Equivalenza paradigmatica: si procede parola per parola scegliendo all’interno della stessa categoria grammaticale (si traduce con un nome per nome, un aggettivo per un aggettivo…).
  • Equivalenza stilistica (o traduttiva): si mira a rendere la stessa funzione del testo di partenza.
  • Equivalenza testuale (o sintagmatica): le strutture sintagmatiche di un testo  sono equivalenti; c’è una coincidenza perfetta tra forma e contenuto (è un obiettivo utopico).

Intraducibilità

L’intraducibilità è lo scoglio contro il quale si scontra ogni traduttore. Poiché ogni lingua è diversa dall’altra e quindi ognuna veicola diverse concezioni della realtà, non sempre è possibile raggiungere una perfetta equivalenza fra testo di partenza e testo di arrivo. 

J. C. Catford distingue tra intraducibilità linguistica e culturale. L’intraducibilità linguistica si ha quando non c’è corrispondenza tra le strutture linguistiche di due lingue (se devo tradurre What do you want for breakfast? in italiano devo cambiare l’ordine della frase, eliminare l’ausiliare do e sopprimere il pronome you: Cosa vuoi per colazione?).

L’intraducibilità culturale si verifica quando i referenti non sono gli stessi da una lingua all’altra: può accadere che la lingua di partenza abbia delle frasi idiomatiche o delle formule rituali non presenti nella lingua di arrivo (Bassnett cita Buon appetito, che non ha un equivalente in inglese), oppure anche degli oggetti (si pensi alla varietà dei piatti tipici di ogni cultura).

Domestication e foreignization

Lawrence Venuti conia i due termini domestication e foreignization. Questi due concetti in traduttologia indicano che una traduzione potrà quindi essere più o meno addomesticante o straniante. Ciò dipende da quello che vuole ottenere il traduttore: una traduzione addomesticante va incontro al lettore del testo di arrivo (anche semplificando i concetti del testo di partenza), mentre nella traduzione straniante deve superare la resistenza prodotta dalla differenza tra cultura di partenza e di arrivo.

Bibliografia

Susan Bassnett, Translation Studies, London-New York, Routledge, 2002.

J.C.Catford, A Linguistic Theory of Translatio, London, Oxford University Press, 1965.

Anton Popovič, A Dictionary for the Analysis of Literary Translation, Edmonton, University of Alberta, 1976.

Roman Jakobson, Linguistic Aspects on Translation, in Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966.

Lawrence Venuti, The Translator’s Invisibility: A History of Translation, London and New York, Routledge, 1995.

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