In linguistica, la deissi (dal greco deìknumi, ‘indicare’) designa tutti quegli elementi extra-linguistici (i deittici) a cui si fa riferimento in un enunciato, come ad esempio riferimenti temporali o spaziali, la condizione del parlante o di chi ascolta.
Ad esempio, consideriamo una frase come Ti aspetto qui. Per interpretare questa frase in maniera corretta dobbiamo sapere da chi sia stata pronunciata, a chi il parlante si sia rivolto, e a che luogo questi si riferisse. Sono tutti elementi che non hanno a che fare con la lingua propriamente detta, ma hanno il loro ancoraggio nella realtà extra linguistica, nel contesto della conversazione.
Deittici trasparenti e deittici opachi
Esiste una leggera differenza linguistica tra deissi trasparente e deissi opaca.
I deittici trasparenti sono interpretabili se si conosce il contesto extralinguistico in cui vengono espressi: nell’esempio precedente, Ti aspetto qui, il qui è riferito al luogo in cui presumibilmente si trova il parlante, non meglio specificato.
I deittici opachi invece sono inferibili, interpretabili solo dalla situazione discorsiva. Ad esempio, se in una pasticceria dico Voglio quella torta, devo necessariamente indicare l’oggetto cui mi riferisco con l’aggettivo dimostrativo quel.
Tipi di deittici
Abbiamo diversi tipi di deittici:
- deittici di persona, che identificano i partecipanti allo scambio comunicativo (e il ruolo che ricoprono, ad esempio distinguendo il tu dalla forma di cortesia lei, diventando deittici sociali);
- deittici temporali e spaziali, come, ora, domani, questo (deittico prossimale), quello (deittico distale);
- deittici testuali, tra cui anafora e catafora, che riprendono elementi testuali citati in precedenza (anafora) o successivamente (catafora).