Gli atti linguistici in pragmatica

John L. Austin, How to do Things with Words (1962)

In pragmatica, l’atto linguistico è un mezzo con cui si compie un’azione attraverso la lingua.

Il filosofo John Langshaw Austin in How to Do Things with Words (1962) (cioè ‘come fare cose con le parole’) esprime l’idea che il linguaggio sia uno strumento di interazione attraverso il quale è possibile compiere una serie di azioni per esercitare un influsso sul mondo che ci circonda.

Enunciati constatativi e performativi

Austin divide tra enunciati constatativi e performativi, le due categorie di atti linguistici in pragmatica.

Enunciati constatativi

Gli enunciati constatativi (anche detti descrittivi o dichiarativi) descrivono delle situazioni, degli stati di cose, o dei fatti che riguardano la realtà. Per questo è possibile dire, facendo riferimento al mondo reale, se siano veri o falsi.

Facciamo un esempio:

Napoleone era una donna.

Ovviamente questo enunciato, rispetto al mondo reale, è falso. Tuttavia quel che conta è che questo enunciato (come Mia sorella è bionda, Lucia fa la spesa) descrive qualcosa. 

Enunciati performativi e condizioni di felicità

Al contrario, gli enunciati performativi non descrivono eventi, ma servono a compiere delle azioni (dall’inglese to perform,‘eseguire, realizzare, effettuare’).

Basta pensare ai verbi performativi, come promettere, giurare, confessare, scusarsi, che, se usati da chi sta parlando e alla prima persona del presente indicativo realizzano l’azione espressa dal verbo. Per esempio, se dico ti prometto che verrò a trovarti compio l’azione di promettere qualcosa, se dico ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo compio l’azione di battezzare qualcuno.

Con gli enunciati performativi non si può parlare di vero o falso, ma si può solo constatare se l’azione sia riuscita oppure no, rispetto al contesto in cui viene espressa. Austin definisce le condizioni di felicità (o infelicità) dell’enunciazione quelle condizioni che si devono verificare perché l’enunciato possa essere efficace.

Ad esempio, se ad un amico dico scherzosamente ti battezzo non compio l’atto linguistico di battezzare, mentre invece se a dirlo è un sacerdote durante il rito religioso allora egli compie realmente l’azione espressa dal verbo. Alcuni linguaggi specialistici, come quello del diritto, fanno largo uso di verbi performativi.

La struttura degli atti linguistici

Per Austin, ogni enunciato è un atto linguistico, più o meno evidente (ad esempio, anche un enunciato constatativo come Lucia prepara il pranzo  agisce, esprime qualcosa, asserisce, descrive). 

Ogni volta che realizziamo un enunciato compiamo tre atti:

• atto locutorio o locutivo (locutionary act), ovvero il dire qualcosa, il produrre un enunciato con una forma e un significato;

• atto illocutorio o illocutivo (illocutionary act), cioè quando nell’enunciare si compie un’azione, come fare una domanda (che giorno è oggi?), constare qualcosa (sono le nove), ecc.

• atto perlocutorio o perlocutivo (perlocutionary act), cioè l’effetto che il nostro enunciato esercita sull’interlocutore, su chi ci ascolta.

L’atto locutorio, inoltre, è formato da tre atti parziali:

atto fonetico (phonetic act), cioè il proferire di una serie di suoni;

• atto fatico (phatic act), cioè enunciare una serie di parole legate da una struttura grammaticale;

• atto rhetico (rhetic act), cioè enunciare qualcosa che abbia un senso e un riferimento (un significato).

Per Austin la parte illocutiva degli enunciati è la più importante e perciò ogni atto linguistico ha una forza illocutiva. Ad esempio, se dico c’è un ragno su quella parete ad una persona che ha una fobia per i ragni, la forza illocutiva del mio enunciato è associata al mettere in guardia il mio interlocutore (non è quindi un semplice enunciato constatativo, una descrizione).

Il filosofo John Searle rielaborerà ulteriormente le categorie di Austin nella sua opera Atti linguistici (1969). Per Searle, l’atto locutorio è composto da un atto di enunciazione o utterance act (che riunisce atto fonetico e fatico), e un atto proposizionale o propositional act (che coincide con l’atto retico). 

A sua volta, l’atto proposizionale è composto da un atto di riferimento (act of reference) e un atto di predicazione (art of predication).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Contenuto protetto! :) | LangLab - Stefano Simone Copyright © 2022 Tutti i diritti riservati