Il metodo di Lachmann

metodo lachmann filologia
Questi testimoni hanno dei legami di parentela…

La filologia di tradizione ha luogo quando l’originale è assente (quando cioè non si è in possesso di un manoscritto di opera dell’autore, ma di copie fatte da altre persone).

Le copie esistenti di un testo vengono dette testimoni.

Il metodo di Lachmann (o metodo stemmatico) ha come fine la ricostruzione del testo originale. Questo processo prende il nome di editio, che si divide in 2 fasi:

  • recensio: raccolta dei testimoni;
  • collatio: confronto dei testimoni, costituita a sua volta da:
    • examinatio: esame parola per parola,
    • emendatio: correzione degli eventuali errori occorsi nei passaggi di copia.

La collatio

Il termine collatio indica la procedura di comparazione tra i testimoni. Ha come fine quello di raggruppare i testimoni in varie famiglie, esaminando la trasmissione degli errori in modo tale da ricostruire il testo originale. Il filologo si basa sui cosiddetti errori-guida: in ogni passaggio di copia accade che il copista commetta almeno un errore, alterando quindi il testo originale.

Gli errori possono essere di due tipi, separativi e congiuntivi. Lo studio di questi errori divide i testimoni in differenti famiglie. A capo di ogni famiglia c’è un archetipo (che può essere un testo effettivamente esistente oppure ipotetico, ricostruito).

Definizione dell’errore congiuntivo

L’errore congiuntivo dimostra la parentela di due testimoni, in quanto non è possibile che tale errore si sia prodotto identico in entrambi: dunque è necessario ipotizzare la presenza di un manoscritto comune dal quale i copisti hanno attinto per produrre i due testimoni.

Definizione dell’errore separativo

L’errore separativo indica che due testimoni appartengono a due famiglie diverse: non è possibile infatti che, copiando da un manoscritto comune, uno dei due copisti abbia potuto spontaneamente correggere quell’errore. La presenza dell’errore separa pertanto i due manoscritti in due famiglie differenti.

Facciamo un esempio:

		O
         +------+--------+
	 |		 |
	 X		 |
     +-——+		 |
     |	 |		 |
     A   B		 C

Tra A e B ci sono errori congiuntivi (quindi sono stati copiati da uno stesso archetipo X), mentre tra (A, B) e C ci sono errori separativi. A loro volta A e B condividono errori separativi — altrimenti, se A e B non avessero errori separativi, B sarebbe una copia di A e lo schema sarebbe questo:

                O
         +------+--------+
	 |		 |
	 X		 |
         |		 |
      	 |		 |
         A		 C
         |
         B

B è un codice descritto. Questo termine indica i manoscritti non che sono copie di testimoni esistenti. Non servono a ricostruire l’originale e vanno ignorati all’interno dell’editio.

Scegliere le varianti: recensio chiusa e aperta

Costruire lo stemma codicum, vale a dire lo schema ad albero (in latino stemma significa ‘albero’) che dà ragione dei rapporti di parentela tra i vari testimoni, serve a scegliere le varianti da ricondurre all’originale. 

Cosa significa “scegliere le varianti”? Ogni manoscritto dà una lezione diversa dagli altri (“lezione” è da intendere come “lettura”: ogni manoscritto differisce dagli altri per come trasmette, rilegge il testo originale): lo stemma in alcuni casi obbliga ad una scelta piuttosto che ad un’altra. Prendendo lo schema di sopra:

		O
         +------+--------+
	 |		 |
	 X		 |
     +-——+		 |
     |	 |		 |
     A   B		 C

Notiamo che se una lezione è condivisa da B e C, allora questa lezione sarà molto probabilmente quella dell’originale: la presenza di una stessa forma in rami diversi dello stemma obbliga a questa scelta. Siamo in una situazione di recensio chiusa.

Al contrario, se due rami presentano due varianti diverse siamo in recensio aperta. Nello stemma precedente, se A e B condividono una variante e C un’altra, allora non possiamo prendere una decisione sulla base dello schema, ma dobbiamo affidarci ad altri criteri. 

Quindi, quando lo schema presenta questa divisione:

                  O
	       +——+——+
	       |     |
               A     B

Siamo in recensio aperta.

Come scegliere la variante in questo caso? In genere si opta per la lectio difficilior (‘lezione, lettura più difficile’), cioè la forma più complessa e meno banale (che invece sarebbe la lectio facilior). Questo perché, nel copiare, è più probabile che un copista banalizzi una forma complessa (ad esempio ripristinando una parola più popolareggiante rispetto ad una aulica).

Altrimenti, se anche tale scelta non è possibile, si cerca di far riferimento allo stile dell’autore o del contesto storico e geografico in cui si trovava (il cosiddetto usus scribendi).

La diffrazione

Nel caso tutte le lezioni risultino errate, si può ipotizzare il fenomeno della diffrazione: si sono prodotte in tutti i manoscritti delle banalizzazioni di una lezione non attestata.

L’apparato critico

È il sistema di note che si trova sotto al testo che rende conto di tutte le scelte operate dal filologo, trovatosi a scegliere tra varie lezioni. Nell’apparato critico si elencano le lezioni scartate.

La nota al testo

È un elenco dei testimoni, che ne descrive le caratteristiche. In genere si trova prima del testo.

1: ci sono varie formulazioni del metodo di Lachmann. Qui si è utilizzato lo schema riassunto in Stoppelli (2008), Filologia della letteratura italiana.

Una risposta a “Il metodo di Lachmann”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Contenuto protetto! :) | LangLab - Stefano Simone Copyright © 2022 Tutti i diritti riservati