Il germanico comune

germanico comune
Futhark

Le prime attestazioni di lingue germaniche si hanno attorno al II secolo dC con le prime iscrizioni runiche. Ancora prima, il germanico comune.

Il primo fenomeno rilevante che distingue le lingue germaniche è che essere sono parte della famiglia indoeuropea occidentale: le consonanti occlusive velari [k], [g], [kw], [gw] non subiscono il processo di palatalizzazione, come avviene nel gruppo orientale (che comprende sanscrito, persiano, slavo).

Nota: commenteremo spesso i mutamenti delle consonanti occlusive velari. Se non ricordi bene la differenza tra occlusiva/fricativa o velare/palatale/alveolare… puoi ripassarla qui.

Il germanico comune

La prima fase delle lingue germaniche è occupata dal germanico comune. Si tratta di una lingua non attestata (cioè una lingua che non è documentata da testimonianze scritte) ma ricostruita dai linguisti tramite la comparazione tra le lingue germaniche. Vediamo un po’ le caratteristiche principali che qui abbiamo riassunto.

Accento

La prima caratteristica da tenere in considerazione è l’accento. Esso è intensivo (cioè la sillaba accentata viene pronunciata con maggior enfasi) e si trova solo sulla radice della parola (questo fenomeno prende il nome di rizotonìa).

Infatti questo, nel corso degli anni, ha fatto sì che rimanesse solo la sillaba accentata e cadessero le altre (questo è uno dei motivi per i quali le parole inglesi hanno “meno” sillabe di quelle italiane).

Esito di [a] e [o] indoeuropee in germanico comune

Le vocali dell’indoeuropeo /a/ e /o/ possono essere sia brevi che lunghe. Le vocali brevi /a/ e /o/ hanno come esito nel germanico /a/ breve, invece /a:/ e /o:/ lunghe hanno come esito /o:/ lunga in germanico.

Vediamolo meglio con questo schema:

ie. /a/ /o/ > gc. /a/ (le brevi diventano “a breve”)

ie. /a:/ /o:/ > gc. /o:/ (le lunghe diventano “o lunga”)

Sonanti indoeuropee

In indoeuropeo alcune consonanti come la /l/ /r/ /m/ /n/ (liquide e nasali) potevano fare le veci di una vocale all’interno della sillaba, occupandone il nucleo (queste consonanti che fungono da vocali sono dette sonanti). Nel germanico comune ciò non avviene, ma prima della sonante emerge una vocale di appoggio, la /u/.

Prima mutazione consonantica e legge di Verner

Per una spiegazione della prima mutazione consonantica vedi questo articolo 👉🏼 La prima mutazione consonantica (e la legge di verner)

Verbi forti e deboli

In indoeuropeo i verbi seguivano un paradigma basato sull’alternanza vocalica. In germanico si dividono in verbi forti (che seguono questa alternanza) e deboli (che aggiungono alla radice la desinenza -d).

Aggettivi forti e deboli

In indoeuropeo l’aggettivo ha una declinazione unica, in germanico invece si seguono due declinazioni: una “debole” (nasale), quando il nome è determinato (da articoli o dimostrativi), una “forte” (pronominale) quando, al contrario, non è determinato.

Vocalismo germanico

Le vocali del germanico si dividono in brevi e lunghe. Vediamone l’evoluzione dall’indoeuropeo:

indoeuropeo/a/, /o/, /ə//e//i//u/
germanico/a//e//i//u/ (> /o/)*
Vocali brevi

*: /u/ del germanico ha come esito a sua volta anche /o/

indoeuropeo/a:/, /o://e://ei/, /i://u:/
germanico/o://ɛ://i://u://e://a:/ (<*anh)
Vocali lunghe

Come si vede dalla tabella, ci sono due fonemi lunghi che non derivano dall’indoeuropeo: /e:/ e /a:/. La prima è di origine incerta, la seconda risulta dall’allungamento di compenso nel nesso germanico*anh [aŋx]: [n] cade e [a] si allunga.

Diamo un’occhiata adesso ai dittonghi:

indoeuropeo/ai/, /oi//au/, /ou//eu//ei/
germanico/ai//au//eu//i:/
Dittonghi

Notiamo che i dittonghi indoeuropei in “o”, /oi/ e /ou/, spariscono: questo accade per via dell’esito in /a/ di /a/ e /o/ brevi indoeuropee in germanico.

Altre caratteristiche

Il germanico mantiene la tipologia flessiva dell’indoeuropeo: le categorie grammaticali (genere, numero) o sintattiche (soggetto, oggetto) vengono segnalate tramite mezzi morfologici (attraverso, ad esempio, l’aggiunta di desinenze). Infatti il germanico presenta una divisione in tre generi, come l’indoeuropeo (maschile, femminile e neutro) e quattro casi (nominativo, genitivo, dativo e accusativo) a fronte degli otto casi dell’indoeuropeo.

Essendo, come abbiamo detto, una lingua flessibile, in germanico ha delle classi di flessione per la declinazione delle parole. Tali classi si identificano attraverso la vocale tematica:

  • Temi in vocale (“forti”):
    • temi in -a (-ja e -wa) (sostantivi maschili e neutri)
    • temi in (-jō e –) (o lunga /o:/) (sostantivi femminili)
    • temi in -i (sostantivi maschili, femminili e neutri)
    • temi in -u (sostantivi maschili, femminili e neutri)
  • Temi in consonante (“deboli”):
    • temi in -n
    • temi in -r (nomi di famiglia)
    • temi in -nd (participi presenti arcaici)
    • temi-radice (sostantivi maschili, femminili e neutri)

Per quanto riguarda invece il valore dei tempi verbali, possiamo dire che il germanico ha solo il presente e il preterito (passato), rinunciando all’imperfetto, futuro, aoristo (aspetto puntuale) e perfetto (aspetto perfettivo) dell’indoeuropeo. Questo è uno die motivi per i quali in inglese, ad esempio, futuro e imperfetto vengono espressi per mezzo di forme perifrastiche.

I modi sono indicativo, ottativo/congiuntivo, imperativo (+ infinito e participio).

1: gli esempi sono tratti da Francovich Onesti (2011) Filologia germanica. Lingue e culture dei germani antichi.

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