Come fare la trascrizione fonetica con IPA (dell’italiano)?

trascrizione fonetica IPA
La trascrizione fonetica con l’IPA? Una passeggiata…

La trascrizione fonetica con IPA (Alfabeto fonetico internazionale) crea non pochi problemi agli studenti di linguistica, ma tramite questa spiegazione vedremo come renderla più facile. Alla fine sarà una passeggiata!

[Piccola premessa: è mia intenzione rendere il tutto semplice, quindi eviterò un’esposizione troppo tecnica. Partirò dalle differenze con la scrittura ordinaria, l’unica “trascrizione” della lingua di cui facciamo esperienza quotidianamente, elencando i fonemi in un ordine “alfabetico” – ma, attenzione, i linguisti non fanno così!]

Ad ogni modo, iniziamo col vedere i foni dell’italiano.

A = [a]

B = [b]

C = c “dura” [k] (casa)

C “morbida” [tʃ] (cieco)

D = [d]

E = [e] [ɛ] (solo se accentata)

F = [f]

G = g “dura” [g] (gatto)

G “morbida” [ʤ] (gelato)

I = [i/ [j] (quando approssimante nei dittonghi)

L = [l]

M = [m] [ɱ] (se seguita da labiodentale [f] o [v])

N = [n] o [ŋ] (se seguita da velare [k] o [g])

O = [o], [ɔ] (solo se accentata)

P = [p]

R = [r]

S = [s] (tra due vocali [z], variante toscana)

T = [t]

U = [u], [w] (quando approssimante nei dittonghi)

V = [v]

Z = [ʦ] (sorda), [ʣ] (sonora)

GN = [ɲ] (gnomo)

GL = [ʎ] (aglio)

SC = [ʃ] (sciare)

Qu = [kw] (quando)

Vediamo più nel dettaglio dei casi particolari.

(Ricorda! Il punto (.) marca il confine della sillaba e si omette se questo coincide con l’accento — come in [col’la.re], dove col e la sono due sillabe diverse)

Doppie e durata nella trascrizione fonetica IPA

Le vocali e le consonanti possono essere sia brevi che lunghe, tuttavia solo la durata delle consonanti ha valore fonologico (cioè distingue tra due parole – 👉🏼 differenza tra fono e fonema). La durata segmentale si segna facendo seguire il simbolo IPA ː al fono ([aː], [eː]) o raddoppiandolo ([ff], [dd]).

Durata delle vocali

Concentriamoci sulla trascrizione fonetica con IPA delle vocali.

Le vocali sono lunghe solo se si trovano in una sillaba aperta (non terminante per consonate) e accentata (ma non in finale di parola), ad esempio:

coltivare [col.ti’vaː.re]

ma non in:

colgo [‘kɔl.go]

Infatti la sillaba -va- è aperta ed accentata, mentre col- è accentata, ma chiusa (termina per consonante).

Inoltre, in

caffé [kaf.fɛ]

anche se la sillaba -fé è sia aperta che accentata, si trova alla fine di una parola e perciò la vocale non è lunga.

Durata delle consonanti

Per quanto riguarda le consonanti, invece, abbiamo altre regole da enunciare.

Iniziamo col dire che dopo una consonante le consonanti sono brevi.

Riprendiamo la parola colgo. Una variante *colggo sarebbe assurda, non è vero? Questo perché, in italiano, dopo una consonante ([l], in questo caso), non possiamo avere una consonante che abbia durata lunga (e quindi non possiamo avere una “doppia” [g]).

Adesso una regola un poi più complessa, che però cercheremo di spiegare in maniera facile.

Tra vocali, oppure tra una vibrante/laterale/approssimante + vocale le consonanti possono essere sia brevi che lunghe, tuttavia 5 consonanti fanno eccezione, e sono sempre lunghe:

[ʃ] fricativa postalveolare sorda

[ʎ] laterale palatale

[ɲ] nasale palatala

[ʣ] affricata alveolare sonora

[ʦ] affricata alveolare sorda

Confusi? Non disperiamo! Significa semplicemente che, se si trova una delle consonanti qui sopra tra due vocali, oppure tra vibrante (come la [r]), laterale (come la [l]), o approssimante (come la [j]) e tra una vocale, allora automaticamente queste consonanti si allungano.

Vediamo un esempio:

lasciare [laʃ’ʃaː.re]

Cosa è successo? Il suono -sci-, cioè [ʃ], si trova tra due vocali (la_are), perciò è necessariamente lungo.

Invece in

nazione [nat’tsjoː.ne]

abbiamo –z– [ts] che si trova tra vocale e approssimante [j] (na_ione), e perciò la consonante deve essere lunga [tts].

Come fare per ricordarsi quali consonanti sono lunghe in questa posizione? Beh, in realtà non c’è una regola, notiamo solo che condividono luoghi di articolazione abbastanza vicini tra loro (alveolare e palatale). Possiamo però inventare una frase che contenga tutti i suoni e ci aiuti a ricordarli. Ecco un esempio (ma si possono trovarne molti altri):

Sciogli lo gnomo rozzo.

Il raddoppiamento fonosintattico

È un fenomeno caratteristico dell’italiano. Capita spesso di sentire allungare una consonate all’inizio di una parola. Ad esempio che bello! spesso viene reso come che bbello! Il raddoppiamento fonosintattico è proprio questo fenomeno. Vediamolo meglio concentrandoci sulla trascrizione fonetica con l’IPA.

In presenza di alcuni monosillabi, sia costituiti da una sola vocale (come la preposizione “a” in “sono a casa”) o da più foni (come il verbo “fa”) o parole tronche (cioè accentate sull’ultima sillaba), come “città”, se la parola che segue inizia per consonante questa consonante si raddoppia

È più facile di quanto sembri, don’t worry! Vediamo un esempio:

Vado a casa.

[‘vado ak’kasa]

Fa freddo

[fa ‘ffreddo]

a è un monosillabo e la parola seguente, casa, inizia per consonante, perciò la consonante va raddoppiata ([ak’kasa]).

Se lo pronunciamo facendo attenzione, sentiremo che effettivamente si sente un raddoppiamento delle consonante che segue il monosillabo. 

Invece in

Vado a Imola

[‘vado a ‘Imola]

La i non si raddoppia, essendo una vocale. 

Il dittongo e lo iato

Il dittongo si ha quando due vocali vicine vengono pronunciate in una stessa sillaba. Nello iato, al contrario, le vocali si separano.

Le vocali da tenere in considerazione nel dittongo e nello iato sono la i e la u.

Se la i o la u sono accentate si origina uno iato (pa-ù-ra, zì-o), altrimenti si ha un dittongo (guà-sto, piò-ve).

Se non ci sono né i né u, allora si ha sempre uno iato (pa-è-se, co-er-ci-ziò-ne).

I dittonghi si dividono in ascendenti (i/u all’inizio) e discendenti (i/u alla fine).

Dittongo ascendente: pià-ce [‘pja.ce], quàn-do [‘kwan.do]

Dittongo discendente: àu-to [‘au.to], nòi [noi]

Come si può vedere, nel dittongo ascendente l’elemento accentato è il secondo: i/u vengono prima e assumono la forma di semiconsonante (approssimanti [j] o [w]).

Nel dittongo discendente viene accentato il primo elemento: i/u sono in fine di sillaba.

La [z] e la [s]

Il contesto in cui si usa [z] (invece che [s], come potremmo aspettarci) è prima di una consonante sonora (attenzione, la [z] non è la [ts] o la [dz], ma è la “s sonora”!).

Ad esempio

slegato

[zle’gaː.to]

È ovvio che nessuno pronuncerebbe [sle’gato]. 

Invece in

stappare

[stap’paː.re]

essendo la [t] sorda, usiamo [s]. 

Se vogliamo fare un passo ulteriore ed enunciare una regola, possiamo dire che in posizione preconsonantica, la fricativa alveolare assume il grado di sonorità (sordo o sonoro) della consonante che segue

Curiosità: in inglese non c’è questa regola. Sleep va pronunciato [sli:p] e non *[zli:p]!

Tra due vocali si può trovare [z] invece che [s]. Tuttavia tale variazione è fortemente instabile e dipende da quale regione proviene il parlante. 

chiese = [‘kjɛ.ze] oppure [‘kjɛ.se]

Inutile dire che la [z] non può mai essere doppia (*[zz]).

Nasali

Dobbiamo tenere a mente che in italiano le nasali, se si trovano prima di una consonante, assumono il luogo di articolazione della consonante che le segue.

È facile, vediamolo con un esempio:

intavolare [inta.vo’la:re]

Concentriamoci sul nesso -nt-. Sappiamo che [t] è occlusiva alveolare sorda, dunque la nasale precedente sarà quella alveolare. Semplice, no?

Proviamo con altri esempi:

ingoiare [iŋ.go’jaː.re] = [g] è occlusiva velare sonora, quindi la nasale sarà velare.

impossibile [im.pos’siː.bi.le] = [p] è occlusiva bilabiale sorda, quindi la nasale sarà labiale.

infedele [iɱ.fe’dɛː.le] = [f] è fricativa labiodentale sorda, quindi la nasale è quella labiodentale.

Buona fortuna con la trascrizione fonetica con IPA! Ricordati di lasciare un commento 👇🏼😉

6 Risposte a “Come fare la trascrizione fonetica con IPA (dell’italiano)?”

  1. Grazie per il tempo dedicato. A breve dovrò affrontare il primo parziale di linguistica e credo che questo articolo mi aiuterà tantissimo. Grazie

  2. Grazie a te per il feedback! Sono contento che la spiegazione ti sia stata utile.
    Se hai qualche dubbio sugli argomenti trattati puoi commentare e cercherò di aiutarti 🙂

  3. Grazie per le spiegazioni-molto chiare-, io non sono madrelingua italiana ed è stato difficile per me
    capire come fare la trascrizione fonetica. Tra due settimane devo sostenere l’esame di linguistica e spero di superarlo.

    1. Ciao, in effetti dipende dal testo di riferimento; /t/ e /d/ spesso vengono definite “alveolari” e talvolta “dentali”. In italiano il luogo di articolazione è più vicino ai denti, mentre in inglese, ad esempio, si tende ad articolarle sugli alveoli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

error: Contenuto protetto! :) | LangLab - Stefano Simone Copyright © 2022 Tutti i diritti riservati